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Università della Valle d'Aosta (UNIVDA)Psicologia Scolastica

La riforma della scuola in italia tra le due guerre, con particolare attenzione alla visione di maria montessori sulla pedagogia come scienza e alla riforma bottai. Vengono analizzati i programmi di orientamento froebeliamo-agazziano, l'obbligo scolastico fissato a 14 anni, l'istituzione di nuovi licei, la soppressione delle scuole normali e del corso magistrale, l'esame conclusivo degli istituti di istruzione secondaria, la creazione dell'istituto superiore di magistero e l'istruzione professionale di pertinenza del ministero dell’agricoltura, industria e commercio. Inoltre, vengono discusse le caratteristiche ideologiche della scuola, come la scuola come strumento al servizio dello stato, l'obbligo scolastico e la scuola come strumento di selezione. Anche la situazione della scuola durante la resistenza e nei territori di confine occupati dalle germania naziste.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 29/02/2024

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Scarica Riforma scuola Italia tra le due guerre: Montessori e riforma Bottai e più Dispense in PDF di Psicologia Scolastica solo su Docsity! I ANNO SFP BARBIERI NICOLA legislazione scolastica 1 Storia della scuola italiana 1815-1861 Specchietto storico A noi interessa il regno di Sardegna che comprendeva Valle d’Aosta, Liguria, Sardegna, Savoia = dinastia regnante era proveniente dalla Savoia (ora regione francese) ® è il regno meno legata alla casa d’Austria nonostante in molte guerre si sia trovato insieme all’Austria contro la Francia, è il regno più indipendente, tanto che molti puntano al regno di Sardegna con l’obbiettivo di farlo diventare il motore di tutta l’Italia. Si ha un grande attenzione ai problemi dell’istruzione non sempre però seguita da adeguate risorse per finanziare queste idee; ci sono una serie di moti in cui i gruppi di patrioti minoritari (legati alla borghesia, militari ecc) chiedono ai sovrani delle costituzioni ® moti prima non hanno nessun effetto mentre i moti del 48 si diffondono in tutta Italia ma anche in tutto il mondo ® molti sovrani sono costretti a concedere delle costituzioni ex Carlo Alberto concede lo statuto albertino ed è l’unico statuto che non viene abrogato quando Carlo Alberto si dimette e fallisce ® diventerà poi lo statuto del regno finché non entra in vigore la carta costituzione Regno di Sardegna nel 48 è impegnata nella prima guerra d’indipendenza ed è qui che viene varato il Regio Decreto ® la legge Boncompagni stabilisce che: - la scuola debba diventare scuola pubblica e sotto il controllo dello stato - affida allo stato il potere di supervisione su norme e istituzioni - liberalizza l’insegnamento e lo protegge da ingerenze religiose (insegnanti sono liberi di insegnare ciò che deve essere insegnato e non devono sottostare a regole religiose) - stabilisce l’istruzione elementare (2 anni) gratuita e obbligatoria - suddivide la scuola secondaria in classica e tecnica - stato deve finanziare le scuole pubbliche 1815-1861 ® Stati preunitari (= stati che esistevano nella penisola italiana prima dell’unità d’Italia). La storia della scuola in Italia fino al 1861 è la storia delle scuole e dei sistemi scolastici di ciascuno stato preunitario e per questo non è agevole tracciare un quadro unitario essendo molto diversificate le tradizioni, gli usi, le consuetudini ecc. Nell’ ‘800: Italia e Germania non ancora unità nazionale. Perché dal 1815? Anno congresso di Vienna (1814\15), vi parteciparono le principali potenze europee allo scopo di ridisegnare la carta dell'Europa e ripristinare l'Ancien régime dopo gli sconvolgimenti apportati dalla Rivoluzione francese e dalle guerre napoleoniche. Con il Congresso di Vienna si apre infatti quella che viene definita come l'età della Restaurazione in Europa che può considerarsi conclusa con i moti del 1848. Fu un’operazione fallimentare. 1815-1861 ® idea di fare uno stato unitario in Italia. Moti ® 1920-21, 1930-31, 1948 → 1° guerra d’indipendenza (’48), 2° guerra d’indipendenza (’59) a cui segue nel ’61 l’Unità d’Italia. 1866-67 ® La guerra austro-prussiana fu combattuta nel 1866 dall'Impero d'Austria e i suoi alleati tedeschi, contro il Regno di Prussia, alcuni stati tedeschi minori e il Regno d'Italia. Le operazioni sul fronte meridionale tra Italia e Austria costituiscono la terza guerra d’indipendenza italiana. 18 gennaio 1871 a Parigi nella Sala degli Specchi di Versailles, Guglielmo I Hohenzollern viene proclamato imperatore tedesco, nasce così l’impero tedesco, chiamato anche “Secondo Reich” che durerà fino al termine della Prima guerra mondiale. Prima dell’unità d’Italia ® ogni stato e ducato (Parma-Piacenza, Modena…) ha un suo sistema scolastico. + Regno di Sardegna (con Savoia, Piemonte, Sardegna, Vda) a cui molti patrioti guardano come motore dell’unità d’Italia e per farlo passare da monarchia assoluta a costituzionale. Austria e altri Regnanti non vogliono unità d’Italia. Diverse idee di unità: • Cattaneo: stato federale moderno • Gioberti: stato ita confederale e presidenza del papa. • Patrioti: si dividono in chi vuole: stato unitario repubblicano e chi una monarchia costituzionale guidata da Savoia (* bisogna dire impero asburgico fino al 1867, nel 1866 avviene una guerra e si trasforma in impero austroungarico*) 4 Inoltre, vi era anche il problema del lavoro minorile, non avevano accesso all’istruzione. Il tasso di analfabetismo nel 1874 era il 48% (in Danimarca l’1%); 1876 inchiesta Ellena (90.000 bambini sotto i 14 anni impiegati nel settore tessile); 1878 inchiesta Cairoli (tasso altissimo di malattie nei bambini lavoratori). la scuola nella stagione politica della Sinistra Storica (1876-1899) Anni 90 del 800 crisi di fine secolo, politico Crispi che era garibaldino, nascono grandi sindacati, nasce partito socialista, Milano manifestazione e governo prende a cannonate manifestanti, Bava Beccaris era il generale, re Umberto I ucciso da anarchico. Si chiude la crisi di fine secolo, poi si apre politica Giolittiana. Pinocchio, il libro viene scritto da Collodi inizialmente come giornalino in capitoli, poi come libro. Ci sono ben 3 tentativi di scolarizzare pinocchio, tutti e 3 fallimentari. 1. quando Geppetto vende la giacca per comprare l’abecedario che viene poi barattato per comprare un biglietto per il teatro dei burattini; Pinocchio approda alla “scuola comunale”, un luogo di ambiguità: ad un suo successo nel campo dell’istruzione perché diventa il migliore studente, non ne corrisponde uno nel campo della formazione perché questo suo essere studente gli inimica tutti quanti e lui non è in grado di gestire queste situazioni (per esempio lo bullizzano e lui tira calci e si difende ® è devastante per Pinocchio l’incontro con queste cattive compagnie) ® nel primo episodio è lui che si devia da solo 2. tentativo che sembra funzionare ma poi alla fine è fallimentare; il secondo tentativo fallisce a causa del gruppo dei pari, descritto da Collodi con toni di cinici e crudi: il rischio educativo è però, anche in questo caso, sempre “esterno” ® viene deviato da un fattore esterno, processo educativo non va a buon fine a causa del gruppo dei pari che perturba il processo 3. il giorno prima dell'esame finale arriva Lucifero e vanno nel paese dei balocchi Alla fine, Pinocchio riesce a leggere e a scrivere da autodidatta, ci sono degli elementi che lo fanno fuorviare quindi non è lui che non voleva studiare. Collodi descrive la scuola che sta entrando a regime: la scuola elementare di Coppino (1877) è una legge che ha nel primo paragrafo una raccomandazione secondo cui impone al personale dirigente e docente di comprendere chi continuerà o no quindi attraverso un’accurata opera di “separazione” tra chi dovrà continuare gli studi e chi invece non dovrà (chi doveva proseguirli probabilmente apparteneva a classe dirigente mentre gli altri a quelle più povere). Innovazioni di questa legge: - la classe elementare passa a 5 anni e non più a 4 anni - istruzione elementare obbligatoria e gratuita dai 6 ai 9 anni - ammende e sanzioni per chi non dichiarava il modo in cui istruire i figli ® legge ricordata come legge della scuola obbligatoria perché mentre la scuola Casati non metteva in atto strumenti per far rispettare la regola dell’obbligo di frequenza, questa legge invece prevede delle sanzioni per chi non istruisce i figli ® questo era un problema per le famiglie povere che si basavano sul numero di braccia che potevano sfruttare per poter lavorare quindi per loro era un problema mandare a scuola i figli perché voleva dire poca manodopera - insegnamento ispirato a principi di laicità: tende a diminuire al minimo l’influenza della religione tanto che a parte le letture di I e II, prevede la religione come elemento facoltativo (ritornerà poi obbligatorio successivamente) e diventa invece obbligatoria la disciplina “educazione civica” chiamata anche “Prime nozioni dei doveri dell’uomo e del cittadino” ® si parla solo di doveri perché vi è l’idea che la scuola debba veicolare un’idea di obbedienza, di ordine L’obbligo scolastico rimane evaso ed eluso, le sanzioni colpiscono chi dovrebbe essere aiutato ad essere scolarizzato, si attuano misure palliative (le “scuole delle vacanze” per permettere ai bambini di aiutare i genitori nei lavori) ® l’inchiesta ministeriale del 1878 rivela che 1000 comuni (su 8031) non hanno istituito scuole e cominciano a scarseggiare docenti preparati. Questa è la scuola con cui Pinocchio fallisce secondo Collodi (piena di bulli che non vengono scolarizzati e devia color che sono bravi). Ma la critica di Collodi su questa scuola è fondata? A 20 anni dall’Unità d’Italia, la scuola che esce dalle pagine di Collodi è una scuola inefficiente e inefficace, molto diversa da quella che uscirà 3 anni più tardi dalla penna di Edmondo De Amicis. Certamente la scuola della prima metà degli anni Ottanta dell’Ottocento è una scuola nella quale è fotografata l’arretratezza socioculturale del Paese, più che una scuola che promuove coscienza nazionale e formazione umana, è una scuola che risente il tipo di unificazione che c’è stato perché il risorgimento è stato un’operazione di vertice in cui contadini e operai sono rimasti a guardare e al vertice non hanno capito ciò di cui c’era bisogno. 5 Gli ultimi 20 anni dell’800 nella scuola sono ricordati per il movimento del positivismo (movimento filosofico nato nei primi dell’800, ha fiducia nella scienza e nella tecnica, del progresso, tutti i mali della società sono risolti quando si diffonderà la conoscenza scientifica, si porta dietro anche un’idea conservatrice della società, nasce anche un’idea di determinismo sociale = uno nasce così e rimane così), danno molta importanza alla conoscenza della scienza e al sapere. In questo periodo diventa obbligatorio l’insegnamento della ginnastica (1878), ministro de Sanctis la promuove quando diventa ministro dell’istruzione = educazione fisica non può essere lasciata alla famiglia o al nulla, mentre educo il fisico educo anche la mente e il carattere. Nel 1888 vengono varati nuovi programmi che sostituiscono quelli della legge coppino, sono programmi che rimangono in vigore fino alla riforma gentile (1923), sono impregnati ad una visione positivistica, non c’è un cambio di materia ma devono essere insegnate in maniera diversa, enfasi sull’insegnamento oggettivo basato sull’insegnamento scientifico, non è che insegno cose perché le studio ma perché le faccio (= promozione dell’insegnamento “oggettivo”, insegnamento della geografia con l’uso di carte geografiche, grammatica su basi pratiche, composizione di italiano partendo dall’osservazione diretta) ® nasce l’idea di avere dei laboratori. Periodo in cui comincia ad esserci una nuova attenzione per la scuola dell’infanzia, si da un titolo di studio per questa professionalità specifica, è il periodo delle sorelle Agazzi e della Montessori, periodo in cui nasce la psicologia (prima esisteva una psicologia filosofica), nasce l’idea che per fare una buona educazione bisogna prima conoscere il soggetto per quanto riguarda la sua mente per poter offrire un curriculum adeguato (= psicopedagogia). La scuola di fine 800 è una scuola che oscilla tra progressismo e conservatorismo: la scuola ha come compito quello di istruire ovvero insegnare una serie di nozioni fondamentali per la vita sociale, istruzione ispirata al metodo scientifico; educazione ha un senso di induzione di comportamenti. Educare come tirare fuori. Tiro fuori qualcuno da uno stato di inadeguatezza e lo porto ad un livello di adeguatezza. Nel processo di istruzione vengo anche educato. È inaccettabile che per educare si intenda inculcare dei principi già stabiliti come validi. In una scuola che vuole educare non c'è scampo. Istruzione doveva essere mirata a limitare il popolo, ovvero le classi meno abbienti = scuola istruisce e allo stesso tempo educa Nell’800 nasce il sistema scolastico italiano e avviene la nascita di un’editoria scolastica, scuola ha bisogno di supporti (ex edifici, professori, supporti didattici come i manuali ® manuale nasce quando c’è bisogno di insegnare, nasce con le scuole perché senza di esse non servirebbe a nulla, il manuale è il testo panoramico che da visione generale di un argomento per essere studiato. Negli ultimi anni dell’800 si sviluppa una precisa editoria: - letture per gli insegnanti, prevede che gli insegnanti sappiano: o la letteratura moderna e scolastica: si pensa che il docente debba essere una persona colta che conosce la storia e la letteratura di quel paese ecco perché in quel tempo si diffondono molti saggi sulla letteratura italiana, periodo in cui si diffonde anche la stampa italiana e si pensa che l’insegnante sia comunque una persona che si tiene informata sulle cose e quindi è un potenziale lettore di giornali; modello di insegnante letterato è Carducci, ha incarnato un ruolo oggi non consueto, era un poeta vate, ha incarnato ideale di un intellettuale impegnato e capace di interpretare lo spirito del tempo o cultura generale e letteratura specifica per la professione (servono esclusivamente a coloro che fanno questo mestiere): per la cultura generale ci sono alcuni testi ed autori che circolano e vengono pensati come autori che diano una formazione generale alla formazione degli inseganti come Gioberti, Mazzini, Rosmini, ma anche dei testi di pedagogia e didattica e autori come Don Bosco, Tommaseo, Ardigò e infine viene data importanza anche alla disabilità, circolano dei testi in aerea francese che si occupano della disabilità di Séguin e Itard (questi testi si diffondono in Italia e hanno grande influenza sulla Montessori o riviste di categorie ovvero riviste per insegnanti (giornali non sono sempre esistiti, nascono quando c’è mercato e richiesta): esse sono molto numerose ma effimere perché durano poco, difficile da tenerla in piedi, bisogna sempre cercano degli abbonati, queste riviste sono il sintomo di una presa di coscienza di un gruppo professionale perché se c’è una rivista vuol dire che c’è richiesta sul mercato ® le più famose erano “scuola italiana moderna”: un vademecum per i maestri (molto piccolo, si può mettere nella tasca) e “i diritti della scuola”: il coraggio di essere antifascista ® devono suggerire della attività didattiche - letture per gli scolari, abbiamo: o letture per l’infanzia (nasce per l’infanzia scolarizzata, nasce quando c’è un riconoscimento sociale dell’infanzia che arriva a fine 700), serve per rispondere ad alcuni bisogni come la fantasia e l’avventura, età in via di formazione, quindi, c’è spazio per testi che suscitano speranza, bene vince sul male, fiabe (= neanche la favola è stata creata per i bambini, essa si è adattata successivamente a loro. Le favole si 6 adattano al contesto storico in cui è stata creata, esempio nella favola ti ruba la borsa e non può fare nulla mentre oggi si chiamano i carabinieri. La morale della favola è diversa in base al contesto. o letture tradizionali o letture innovative o letture straniere, periodo in cui vengono tradotti dei testi stranieri o letteratura rosa, letteratura per le bambine 1861-1889: conclusione problematica, nonostante lo sforzo di mettere in piedi il sistema ci sono dei problemi gestionali, per esempio, affidare la scuola ai comuni, molti sono deboli e fragili e non hanno risorse, permangono alti tassi di alfabetismo, lavoro minorile. Processi formativi e pensiero pedagogico nell’età giolittiana (1900-1914) specchietto storico Provvedimenti dal punto di vista dell’istruzione: - nel 1900 il ministro Gallo cancella un precedente decreto Baccelli sull’insegnamento delle lingue straniere al liceo classico, provocando sconcerto ® cosa incomprensibile - nel 1903 si ha una legge sullo status giuridico ed economico degli insegnanti e sul trattamento pensionistico e previdenziale degli insegnanti ® il ministro Nasi agisce su temi la cui soluzione non poteva più essere rinviata - 1904 accadono per la scuola elementare dei provvedimenti importanti del ministro Orlando. Orlando riduce la scuola elementare da 5 a 4 anni, viene inventato un biennio post-elementare, abolizione distinzione classi femmine/maschi - 1905 vengono riscritti i programmi della scuola elementare ® vengono resi ricchi di nozioni - Nel 1911 prima volta che stato si occupa della scuola elementare, prima dai comuni invece, non c’è una statalizzazione ma in alcuni casi, per esempio, quando comuni non hanno risorse lo stato avoca a se e ci pensa lui, questo potenzia la rete della scuola elementare. In questo periodo nasce la necessità della libertà di insegnamento + si vuole evitare che stato abbia monopolio nel campo dell’istruzione + ruolo giuridico dell’esame di maturità alla fine del ciclo secondario superiore - In questo periodo viene posto un problema che però non ha mai avuto una soluzione ® chi forma i dirigenti? Si pensa ad istituire Scuole pedagogiche biennali, di livello universitario, per i diplomati delle Scuole normali da avviare alla carriera direttiva e ispettiva (rimangono attive fino al 1923 quando Gentile le abolisce) - Nasce l’idea di avere delle scuole italiane all’estero per color che si trovano all’estero, per esempio, per le colonizzazioni I primi del 900 sono momenti in cui diverse scuole di pensiero si scontrano per stabilire quali siano i migliori modi per educare, abbiamo: 1. il neoidealismo con Gentile e l’idea di pedagogia che ha questa corrente è che la pedagogia non possa essere una scienza autonoma, deriva dalla filosofia che è l’unica versa scienza, per sapere insegnare basta sapere le discipline, L’età giolittiana è un’età di transizione, è la transizione dell’Italia verso la modernità, a fine secolo c’è una fase autoritaria presa dalla sinistra storica con Crispi, repressione dei moti di Milano, uccisione del re Umberto I e specie di bivio, paese al bivio, o si diventa uno stato reazionario o si reagisce in un altro modo e così succede con Giolitti che sceglie di dirigere il paese verso la democrazia liberale adottando una politica di mediazione, da contentini a tutti evitando scontri frontali, con lui abbiamo: - anche decollo della grande industria - nascono i sindacati - organizzazioni della classe operaia - momento in cui nascono movimenti fortemente nazionalistici - donna diventa protagonista e incomincia ad entrare nel mondo del lavoro (nascono alcune fabbriche in cui lavoro è prevalentemente femminile come il settore tessile) - nascono diversi movimenti artistici che rappresentano un sentimento di disagio 9 - incremento degli stipendi degli insegnanti, hanno uno status sociale elevato ma non dal punto di vista economico, sono più vicini al proletariato che alla borghesia Alla fine del 1925 e il regime si sta consolidando l’idea fascista è molto diversa, scuola non è subordinata allo stato ma al fascismo, quindi, è legato non allo stato ma al governo: “Il governo […] esige che tutta la scuola, in tutti i suoi gradi e in tutti i suoi insegnamenti, educhi la gioventù italiana a comprendere il fascismo, a rinnovarsi nel fascismo e a vivere nel clima storico creato dalla rivoluzione fascista […]”. Dal 1922-1924 viene nominato Gentile come ministro dell’istruzione, si forma un governo di coalizione dovuto all’atto di forza illegale delle camicie nere che hanno marciato su Roma e viene chiesto al re di firmare lo stato di guerra per sciogliere assembramento militare illegale ma invece il re lo incarica di fare il nuovo governo. Gentile viene chiamato come ministro di questo governo di coalizione e fa una riforma e trasforma la sua idea di scuola che è quella di un intellettuale in scuola concreta. Gentile è lasciato libero di fare ciò che vuole e quindi inventa una riforma scolastica conservatrice che però mussolini la spaccia per fascista e la chiama la riforma più fascista anche se in realtà non è così ® quando non viene più confermato come ministro continua a fare il professore all’università e quando ci sarà il fascismo repubblicano lui vi aderirà e questo lo farà diventare un simbolo e possibile bersaglio infatti viene ucciso da un commando partigiano (1944). Per riforma gentile si intende una serie i decreti che passano senza opposizione e riscrivono la scuola dal tempo della legge casati e avranno una lunga persistenza. Essa ha queste caratteristiche: - obbligo scolastico fissato a 14 anni - mantenimento della scuola complementare (prolungamento della scuola elementare) nell’alveo della “primarietà” = è una scuola che non porta da nessuna parte e per coloro che devono entrare precocemente nel mondo del lavoro - unificazione dei corsi di istruzione tecnica inferiore, industriale e commerciali = vengono tutti messi insieme - istituzione di nuovi licei: Scientifico e Artistico = privilegia i licei rispetto all’istruzione tecnica, se fosse per lui non sarebbe mai esistito ed è per questo che li unifica così che non se ne debba troppo occupare - soppressione delle Scuole normali e del Corso Magistrale (= corso per formazione dei docenti) e creazione dell’Istituto magistrale di 4 anni che forma i maestri, si estinguerà quando si dirà che per diventare maestro serve la laurea - esame conclusivo degli istituti di istruzione secondaria esteso agli istituti statali (“di maturità” per i licei, “di licenza” per gli altri) - creazione dell’Istituto superiore di Magistero, non è una facoltà di ma è uno sbocco universitario degli studi magistrali (accesso con esame di ammissione) - istruzione professionale di pertinenza del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio Impianto ideologico della scuola: - la scuola come strumento al servizio dello Stato - l’obbligo scolastico - ha come centro istruzione classica che da accesso a tutte le facoltà - la scuola come strumento di selezione, per esempio istituto magistrale è stato pensato per le ragazze borghesi che non potevano andare al liceo classico ma neanche a lavorare la terra ® l’effetto della selezione è il decremento della popolazione scolastica (bocciati del 40-50%), questa selezione colpiva quelli che erano meno attrezzati culturalmente - l’insegnamento della religione cattolica come materia obbligatoria nelle scuole elementari = arte, religione e filosofia sono le 3 forme di accesso al sapere assoluto, alla conoscenza della totalità - questa riforma era perfetta per riprodurre i rapporti di produzione: la scuola funziona come apparato ideologico di stato riprodurre di una realtà di classe che andava contro gli interessi della piccola borghesia la scuola materna: - si istituisce come “grado preparatorio” (alla scuola elementare), non gli do un valore intrinseco, do valore a quello che viene dopo = ogni ordine scolastica ha la sua dignità ed è preparatoria a quella successiva ma comunque ha molta importanza - viene ufficializzata ma non resa obbligatoria - aboliti gli “asili infantili” annessi alle soppresse Scuole normali (= potevano avere annesso un asilo infantile, scuola per bambini dai 3 ai 5 anni che si sapeva non avrebbero mai avuto accesso alla scuola elementare) - ha carattere “ricreativo” (non “educativo”) - ha l’obiettivo di disciplinare l’intelligenza e il carattere del bambino per preparare al futuro 10 la scuola elementare: - grado inferiore (3 anni) e grado superiore (2-3 anni) - classificate e non classificate (sussidiarietà alla rovescia), lo stato dove ci sono istituzioni che suppliscono allo stato non deve mettere in atto altre istituzioni proprie dello stato ma deve finanziare quella già presente anche se non appartiene allo Stato), il sistema riconosce il valore della scuola privata - nuovi programmi per la scuola elementare (O. M. 11 novembre 1923) redatti da Giuseppe Lombardo Radice, pedagogista di orientamento idealista, non conservatore e non fascista, programmi hanno un loro valore e dignità, c’è un’idea di bambino come identità spirituale a cui bisogna dare poche nozioni + attenzione speciale alle classi popolari + idea di valorizzazione del folclore regionale + i contenuti erano piuttosto tradizionali + le innovazioni “regionalistiche” lasciate alla libera inventiva dei maestri + programmi influenzati dl nazionalismo l’istruzione magistrale: - istituto di secondo grado di durata inferiore ad un anno rispetto agli altri, chi deve “educare” non ha bisogno di una preparazione perché più è piccolo il bambino e più basta farlo giocare, è un gradino sotto il liceo perché non serve una preparazione approfondita - preparazione culturale e solo in secondo luogo professionale - prevalenza del latino - filosofia e pedagogia - abolizione del tirocinio pratico, basta sapere le cose per saperle insegnare - effetto sul lungo periodo: impreparazione professionale e disciplinare l’educazione fisica: ridotta molto, poco valorizzata nelle nostre scuole. 1978 De Santis la fece approvare, mezzora al giorno elementare, qualche ora a settimana in altre scuole. 1895 si fanno i programmi, Emilio Bauman, scrive libro “ginnastica tra i banchi”, non c’erano le palestre. Scuola non era attrezzata per farlo davvero. A Gentile non frega niente di educazione fisica, istituisce ente nazionale per educazione fisica che se ne occupa, perché la scuola non se ne deve occupare. Educazione fisica demandata allo Stato nel periodo fascista, lo Stato lo fa anche con organizzazioni giovanili, tutto si svolge fuori da scuola. Anni 30 si pensa che bisogna formare insegnanti di educazione fisica, scuole normali di educazione fisica, nasce scuola superiore di educazione fisica. Accademie che continuano anche dopo fascismo, non istituti universitari, ma ISEF, cioè superiore di 3 anni, per le medie. In scuola primaria lo faceva la maestra. educazione e scuola nell’era fascista (1925-1943) specchietto storico Riforma gentile viene osteggiata dal fascismo. Il movimento fascista quando nasce non è cattolico, Mussolini si converte al cattolicesimo perché capisce che la religione serve per regnare, va usata come strumento di sostegno, regime si mantiene perché ottiene le cose con la forza ma ci vuole anche il consenso che si costruisce idolatrando per esempio coloro che lavorano molto. Nel frattempo, religione è stata introdotta nei programmi e viene messo il crocifisso nelle aule. La riforma gentile essendo pensata per la classe conservatrice e per la classe élite viene apprezzata per loro, mondo cattolico l’apprezza perché offre esame di stato e quindi la selezione sociale. Dibattito sulla scuola per vedere se è stata veramente fascistizzata oppure no, per alcuni la scuola è stata molto fascistizzata per altri invece la scuola è stata influenzata ma non è stata snaturata, ha continuato a fare la scuola, si insegnava a leggere, scrivere e far di conto. In questa era i maestri elementari devono andare a scuola con la camicia nera, i funzionari dello stato devono essere iscritti al partito fascista sennò perdevano il lavoro quindi molti lo facevano anche se non ci credevano. Viene regolamentato il saluto, come bisognava farlo + si proibisce l’adozione di 101 testi di storia su 317 + abbigliamento degli insegnanti che deve essere di un certo tipo. 1925 Mussolini fa un discorso in cui dice che tutto quello che è successo prima (delitto Matteotti) è di sua responsabilità e da li incomincia il regime. Viene istituita l’opera nazionale maternità ed infanzia che si occupa dei bimbi e delle madri che non possono autonomamente gestirsi, famiglie disagiate, madri single, si istituiscono gli asili nido per bambini 0-3, gratuiti, ma andare all’asilo nido era un marchio sociale, voleva dire essere poveri ® questi asili che venivano chiamati “ex omni” vanno avanti fino al 1970 quando nascono gli asili comunali 11 Vi sono dell’organizzazione che nascono dal 1927 che hanno lo scopo di indottrinare i bambini, si occupa del corpo (dell’insegnamento militare) e di disciplinare la volontà. Nasce l’istituzione dell’Opera Nazionale Balilla (è il protagonista di una storia che veniva molto insegnata, era un bambino genovese che pare abbia lanciato un sasso contro le truppe austriache che occupavano Genova e finisce nella storia d’Italia, era il bambino a cui ispirarsi). E’ un’associazione “educativa”(= indottrinatoria) si compenetra con la scuola, ci si incontrava il sabato pomeriggio con presenza obbligatoria e i bambini venivano divisi in base all’età e si andava dai Figli della Lupa (4-5 anni) ai Giovani Universitari fascisti. Tutte le organizzazioni già esistenti si sono trovate messe fuori gioco soprattutto quelle scout e religiose e quindi nel 1927 cercano abboccamenti con il regime fascista per evitare lo scioglimento dicendo che loro fanno educazione religiosa oppure gli scout dicono che stanno già facendo quello che farebbe la Balilla (fanno carte false pur di entrare) ® associazioni cattoliche riescono a rimanere in vita mentre tutte quelle scout alla fine si auto sciolgono perché erano associazioni libere anche se alcuni riescono a resistere come il gruppo della aquile randagie. Nel 1937 la Balilla diventa la Gioventù Italiana del Littorio (littorio è un simbolo romano, dello stato, c’è un’ascia bipenne e attorno dei bastoni legati insieme che significano la forza dello stato è data dalla coesione di tutti i cittadini, diventa simbolo del fascismo, infatti, è il littorio è un fascio). Nel 1929: - anno dei patti lateranensi, Mussolini capisce che è giunto il momento di fare un passo avanti nelle relazioni tra fascismo e chiesa cattolica: ci voleva un atto di riconoscimento formale reciproco e la scelta è di fare un trattato e quindi viene creato lo stato del Vaticano, si ripristina il potere temporale del papa = c’è un reciproco riconoscimento; poi si fa un risarcimento, stato risarcisce la chiesa; bisogna concordare tutti gli aspetti della vita associata in cui il potere della chiesa e dello stato come entità potenti e sovrane potrebbero confliggere ex si insegna o no la religione cattolica a scuola? Si dappertutto obbligatoriamente - con il ministro Belluzzo, nasce il “testo unico di Stato” per le scuole elementari, significa che ognuno usa lo stesso testo e solo nelle scuole elementari perché si procede per gradi, si pensa che questo mondo sia pronto per questa operazione - nasce la rete delle Colonie temporanee e permanenti, marine e montane, affidate all’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, era uno strumento per ricevere il consenso, quando cade il fascismo le colonie finiscono ai comuni - nasce il Ministero dell’Educazione Nazionale Negli anni 30 abbiamo la richiesta ai docenti universitari di prestare giuramento di fedeltà allo stato (era una pratica in uso di coloro che lavoravano presso l’ente statale, i docenti universitari però erano esentati, chiedere il giuramento a loro è un’operazione fortissima) ® il regime ormai è già consolidato, se l’avessero fatto prima sarebbe stato un disastro. “Giuro di essere fedele al Re, ai suoi successori, al regime fascista; di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare il mio mestiere di insegnante e di adempiere a tutti i miei doveri accademici con il fine di formare dei cittadini efficaci, probi, devoti alla Patria e al regime fascista. Giuro che non appartengo e non apparterrò ad associazioni o partiti la cui attività non si conciliasse con i doveri della mia carica” ® in realtà è un giuramento al fascismo e non allo Stato ® fine della libertà d’insegnamento. Su 1172 professori universitari, 12 non firmarono il giuramento e altri 8 a vario titolo non lo prestarono. Coloro che non firmarono vennero subito radiati o sospesi dall’incarico a tempo indeterminato (tutti gli altri non erano fascisti ma lo hanno fatto per non perdere il lavoro, la chiesa dice anche di giurare anche se non ci credono) ® questa è una minchiata perché per esempio Fermi che era di origine ebraica viene cacciato e va negli USA dove crea la bomba ® queste decisioni generano un effetto tragico L’opposizione al fascismo nel mondo scolastico e universitario Mondo che il fascismo vuole controllare ma mondo che è aperto a diversi punti di vista quindi difficile questo controllo. Durante il fascismo c’è un’opposizione ma non palese, infatti, sono riusciti a resistere gli insegnanti antifascista. È un mondo popolato da intellettuali soprattutto i docenti universitari che devono anche essere colti e ricercatori; le riviste culturali rimangono un luogo per esprimersi in quanto non si parla di politica ma di cultura ® qual è il ruolo dell’intellettuale nella politica? L’intellettuale ha diverse possibilità (posizioni sono variegate, alcuni sono fascisti altri antifascisti e altri cercano di sopravvivere ex Croce, tutti sapevano che non era fascista ma riuscì a sopravvivere, oppure per esempio anche i fratelli Rosselli dovettero immigrare in Francia in quanto antifascisti e vennero poi uccisi anche li perché erano un pericolo per il regime francese): 1) dire che l’intellettuale non si occupa di politica perché è un poeta, cura la sua materia e basta 2) l’intellettuale deve essere impegnato in politica 14 o accanto ai licei tradizionali crea liceo tecnico, prosecuzione dell’idea bottaiana sull’idea della scuola e del lavoro o richiama insegnanti volontari per assistenza studenti nelle vacanze estive del ’44, si fanno dei corsi per avere uno sbocco scolarizzato o sospende l’attivazione dei licei quinquennali di vario indirizzo (riforma Bottai) o autorizza l’attivazione dei licei linguistici o funzionano Università per femmine e pochi maschi non richiamati alle armi (la maggioranza è chiamata a combattere) o dichiara decaduti dall’insegnamento i docenti universitari facenti parte dei traditori del 25 luglio o emette ordinanza per scrutini ed esami (invito essere più indulgente ai professori negli esami) - la scuola “nella” e “della” Resistenza: 1) “Nella” Resistenza: o dopo l’arresto di Mussolini (25 luglio 1943), insegnanti e studenti partecipano a iniziative collettive o riconquista/consolidamento libertà riconquistata dando vita ad aggregazioni specifiche di categoria; nasce la Federazione Sindacale della Scuola (unione di liberi sindacati) o molti professori e studenti antifascisti vengono imprigionati e uccisi o il caso delle “Aquile Randagie”, scout cattolici che dopo aver fatto scout clandestino fondano un’organizzazione per far espatriare coloro che sarebbero stati portati nei campi di concentramento o giustiziati 2) “Della” Resistenza: eventi minoritari che assumono valore simbolico, in alcuni territori repubblicani e fascisti tedeschi nascono le Repubbliche Partigiane che organizzano al loro interno anche della scuola, quindi, fanno un censimento docenti disponibili e una commissione incaricata di revisionare programmi e libri di testo + si abroga la legislazione che contrasta con i principi repubblicani e revisione della scuola media - la scuola nei territori di confine occupati dalle Germania nazista: o zone di confine incorporate nel Reich: le provincie di Bolzano, Trento e Belluno o viene garantito lo studio del tedesco agli alunni germanofoni o tentativo dell’autorità fascista di Salò di ripristinare il rispetto delle normative italiane, ma nei territori di confine si applicano solo leggi tedesche o dopo la guerra vi è un accordo tra De Gasperi e Gruber = 5 settembre 1946, per garantire l’insegnamento della lingua tedesca e la salvaguardia del carattere etnico (insegnamento primario e secondario della lingua materna) o Trieste: scuole chiuse e sfollati a causa dei bombardamenti alleati o il caso emblematico della studentessa Norma Cossetto = storia di una ragazza italiana e suo padre era un funzionario fascista, lei studentessa di lettere all’università di Padova, in un momento in cui il fascismo è messo a dura prova lei viene rapita insieme ad alcuni compagni, viene stuprata e poi viene uccisa o Trattato di pace di Parigi= 15 settembre 1945, le province di Udine e Gorizia (occupate dalla Jugoslavia) restituite agli anglo-americani - la scuola nel Regno del Sud sotto il governo Badoglio: o ministro Severi sconfessa la carta della scuola di Bottai, i libri di testo vengono de fascistizzati o gettati nel cassonetto, alcuni rettori universitari compromessi con il regime vengono destituiti, riorganizzazione delle associazioni studentesche o le scuole del Sud, chiuse dal 1942, dal luglio 1943 al febbraio 1944 sono amministrate da militari anglo- americani o si attuano programmi impregnati di attivismo pedagogico o La scuola viene di fatto organizzata dagli Alleati mediante una Sottocommissione per l’istruzione che però non riuscirà a implementare: test e autocorrezione – facoltà di essere allievo indipendente – insegnamento educazione sessuale o ma si realizza: licenzia Provveditori nominati dal regime in cui si ripristina la scuole medie inferiori nei loro ordini, abolisce il libro di Stato alle elementari, confisca le copie del diario scolastico (veicoli di propaganda), contatti con il Governo italiano riguardo formazione insegnanti (insegnanti erano tutti stati formati durante il fascismo), aprono sezioni italiane NET, abolisce distinzione tra scuola urbana e rurale (rurali considerate come scuole B in cui si dava una formazione minore), allineamento degli Istituti magistrali ai licei, non più di 40 allievi per le scuole elementari, i programmi di storia finivano con guerra 15/18 (ventennio finale come se 15 venisse eliminato), si ricostituiscono le associazioni scout, si convocano insegnanti stimati per realizzare nuovi programmi che saranno fatti poi nel 1946 nell’Italia repubblicana la scuola nei primi anni della Repubblica (1946-1962) Nel 2 giugno1946 abbiamo l’inizio della Repubblica, la gente va a votare per il referendum monarchia-repubblica e per l’Assemblea costituente (costituzione non c’è ancora, bisogna scriverla, fino al 1948 amministrazione provvisoria). C’è una gestione provvisoria, problema di edilizia scolastica, non si sa dove fare scuola, esame di maturità verrà gestito dai professori interni e non più esterni, costituzione dei consigli scolastici provinciali formato da rappresentai di tutto il mondo della scuola, idea di avere forme di consultazione locale, ci devono essere dei momenti di dibattito locale in modo che non scenda tutto dall’alto ® vengono emanati dei provvedimenti temporanei per gestire questo momento provvisorio. Che fine fa la scuola nella costituzione italiana? Nel testo costituzionale si può parlare di scuola in modo non specifico (in modo generale, senza citarla) oppure in modo specifico con articoli che si occupano di scuola. Per esempio, l’articolo 1 “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” ® è un esempio di modo non specifico perché la scuola non viene nominata, ma ne possiamo comprendere come l’Italia sia una repubblica democratica, quindi, com’è che si diventa cittadini, è solo un fatto anagrafico oppure partecipando? Ovviamente partecipando, ci vuole un’educazione alla cittadinanza e questo compito è dato alla scuola + viene citato il lavoro, chi è che prepara al lavoro? La scuola. Negli articoli 7-8 è normata la relazione tra lo stato italiano e la chiesa cattolica, schieramento tra comunisti, liberali che non vogliono sentire parlare di patti tra Italia e chiesa, alla fine cedono e concedono patto tra stato e democrazia cristiana. Articolo 33 si parla di istruzione in generale “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale. Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato” Libero insegnamento, nessuno impone cosa insegnare, anche se c’è quadro normativo tipo non è possibile non insegnare. Repubblica detta norme generali, istituisce le scuole statali per tutti ordini e gradi, obbligo dello stato di istituirle. Enti privati hanno diritto di istituire, possono o meno, stato invece deve. Senza oneri per lo stato cioè senza essere finanziato da Stato, c’è dibattito, democristiani pensavano nel momento dell’istituzione, cioè se io aiuto carenza dello stato colmo una lacuna, quindi pensabile che qualcuno di paghi. Principio di sussidiarietà, dove c’è qualcuno che fa cosa che dovrebbe fare lo stato, lo stato la sostiene, deve poi sottostare ad alcune regole ed essere paritaria. Invece per altri non si dovrebbe dare nulla, sempre. Scuole non statali piena libertà, scuola paritaria o parificata, cioè Repubblica fissa diritti e obblighi, tu diventi paritaria e ti assicuro piena libertà, devi garantire ad alunni trattamento equivalente a quello delle scuole statali. Alla fine, esame di stato. Una volta erano 4, adesso sono 2. Università ed accademie, sapere prodotto e insegnato al massimo livello diritto di avere ordinamenti autonomi, ha organi che si autoregolamentano. Articolo 34: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita (= non pago tasse scolastiche) I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.” I nuovi programmi della scuola elementare (1955), nel 1946 si de fascistizzano i programmi della scuola elementare e vengono inventati nuovi programmi che vanno avanti fino al 1955 dove vengono poi varati nuovi programmi in cui (secondo alcuni studiosi di sinistra sono una specie di passo indietro rispetto alle innovazioni dei programmi precedenti): - alla Pubblica Istruzione sale Giuseppe Ermini - docente deve redigere il “Piano Didattico” considerando la struttura psicologica del bambino/adolescente 16 - si attua la graduazione dei programmi per cicli e si stabiliscono gli standard finali - si afferma che lo Stato non ha e non avrà una propria metodologia educativa - si sollecitano gli interessi del bambino - i programmi sono intesi come un quadro globale nei primi 2 anni - i programmi si aprono moderatamente alla moderna pedagogia occidentale Nascita della tv di massa, non nasce per educare ma per informare e divertire quindi primi programmi sono telegiornali o spettacoli di intrattenimento, per esempio, nel 1955 inizia Lascia o raddoppia, trasmissione condotta da Mike Bongiorno, seguita da centinaia di migliaia di contadini e operai con relative famiglie, più o meno analfabeti o dialettofoni dai mille dialetti oppure nel 1960 inizia La TV dei ragazzi, alle 17,30 (quando tutti erano a casa e avevano finito i compiti), con trasmissione di documentari formativi e di programmi di intrattenimento. Non è mai troppo tardi: gli Italiani imparano a scrivere con Alberto Manzi, trasmissione andata in onda per 8 anni (dal 1960 al 1968) con 2000 punti d’ascolto in cui si propone il raggiungimento della alfabetizzazione di massa, funge da armonizzatore intergenerazionale in quanto colma il conflitto culturale creatosi tra genitori analfabeti e figli che andavano sempre più numerosi e più a lungo a scuola, saranno conseguite in 10 anni due milioni di licenze elementari. La scuola media unica nasce nel 1962, ci si accorge che il segmento della scuola media così diversificata non è degna di uno stato democratico e quindi si riprende l’idea di Bottai, dibattito infinito perché alcuni avevano paura che scuola si dequalificasse: - Legge 1859 del 31 dicembre 1962 - composta da 25 articoli, il Ministro della Pubblica Istruzione è Luigi Gui - esclude qualsiasi altra istituzione collaterale per gli adolescenti (11-14 anni), ma è duttile e differenziata - scuola aperta a tutti: obbligatoria, gratuita, non selettiva perché lo dice l’articolo 34 della costituzione, deve promuovere tutti anche se non imparano nulla, non deve fare selezione precoce basata sul censo. In realtà era rimasto il latino che era presente nel ginnasio, però non veniva usato per aiutare l’apprendimento della lingua ma per la selezione - dura 3 anni: al termine c’è l’esame di licenza (esame di Stato), che permette l’accesso a tutti gli istituti secondari di secondo grado - 3 tipi di classi: normali, di aggiornamento, differenziali (in queste vi mandiamo chi non regge il ritmo delle classi normali, oggi sarebbero i dsa, disabili ecc) - la scuola media sarà riformata nei suoi programmi nel 1979. Sarà poi riformata all’interno delle cosiddette riforme dei cicli degli anni Duemila la scuola negli anni della contestazione (1963-1969) specchietto storico Nel 1963 sia ha la scuola media unica, nel 1969 avviene la liberazione degli accessi all’università, clima di modernizzazione dei costumi, nascono i movimenti di sinistra, abbiamo diversi avvenimenti: - 22 febbraio 1966: “La Zanzara”, il giornalino del Liceo Classico “Parini” di Milano, è oggetto di scandalo per la pubblicazione di un articolo dai contenuti “osceni”: i ragazzi della classe “bene” milanese affrontano il tema dei costumi sessuali. Duplice atteggiamento dei cattolici: alcuni sono solidali; altri (come don Giussani, fondatore di Gioventù Studentesca) ne “diffida” la diffusione. I ragazzi assolti per mancanza di reato. I capi di istituto cercano di operare barcamenandosi tra la coercizione e la comprensione/persuasione - 1954 Giussani fonda Gioventù Studentesca (GS), un movimento ecclesiale giovanile avente lo scopo di educare cristianamente e collaborare alla missione della Chiesa negli ambiti della società contemporanea. Nel 1969: nasce Comunione e Liberazione (CL) un movimento ecclesiale che ha come fondamento il riconoscimento comunitario e il conseguente impegno per la “liberazione” dell’uomo - Don Milani scrive lettera ad una professoressa 1967, inventa una scuola serale popolare, e quando il vecchio parroco che lo aveva sempre protetto don pugi muore, viene mandato a fare il priore e Barbiana dove c'era questa scuola privata cresta da lui. Pubblica nel 58 "esperienze pastorali" che racconta la storia della scuola per adulti serale, esso viene sequestrato e messo all'indice. Lettera ad una professoressa interpreta bene il ruolo dei bambini e della scuola del momento. È una sorta di squarciamento del velo di maya che denuncia l'ipocrisia del sistema scolastico che rinuncia a dare a chi deve ricevere auto. Rifiuto delle ipocrisie del sistema scolastico + mancanza professionalità – motivazioni - dedizione insegnanti + idea non burocratica di scuola + nuova idea di scuola e di mondo del lavoro + la lingua come strumento di riscatto dalla discriminazione + partecipazione alla vita sociale e politica per avviare un cambiamento - La polemica presa di posizione di Pier Paolo Pasolini (giugno 1968). A Roma, dopo gli scontri tra gli studenti della Facoltà di Architettura e gruppi neofascisti, interviene la polizia a Valle Giulia. Pasolini critica gli studenti “figli di papà” e dice polemicamente di stare dalla parte dei poliziotti. I poliziotti, infatti, sono i veri “proletari”, per la loro estrazione sociale e il loro stipendio 19 Problema è che ragazzi nel biennio dovevano essere sottoposti a letture dei grandi della letteratura sia degli italiani sia degli stranieri. Inseguito pensano ai programmi del triennio in cui si conservano sei ambiti tradizionali di identificazione della scuola, inizialmente c’erano 90 indirizzi, ora invece si mantiene il classico, scientifico, economico, tecnologico, artistico, professionale. Programmi sono programmi molto densi. Si sviluppano processi di innovazione attraverso la sperimentazione e la ricerca educativa e si autorizzano le scuole a proporre sperimentazioni didattiche e organizzative. Avevano ide geniale che era area di progetto che era una quota oraria circa 60 ore l’anno in cui ogni singola classe progettava cosa fare, unico momento in cui si è parlato seriamente di progetto nella scuola superiore, fu geniale = a inizio anno ci si riuniva e si decideva il programma da fare nell’anno, lavorare per progetti era faticoso e dopo pochi anni ore furono distribuite tra le discipline. Fine anni 90 inizia idea della riforma dei cicli con Berlinguer: egli era entusiasta della scuola elementare (tutti erano entusiasti) e assai critico nei confronti della scuola media inferiore (aveva dei programmi ancora vecchi del 1979) quindi idea di portare avanti una riforma che riguardasse i cicli: c’era un ciclo che prendeva dai 3 ai 14 anni obbligatorio solo dai 6 e poi un altro ciclo dai 14 in poi. Riforma i programmi di insegnamento della storia (perché si arrivava sempre a studiare solo la Prima guerra mondiale e c’erano 80 anni di storia su cui nessuno sapeva niente). Le Accademie di Belle Arti e i Conservatori di Musica diventano facoltà universitarie. Riforma l’esame di Stato + riforma dei cicli in cui rende il 3 anno di asilo obbligatorio + vuole rendere scuola superiore di 4 anni e non di 5, in tutto questo progetto fa un’operazione molto interessante perché chiede il consenso del mondo della scuola, chiede a tutti cosa ne pensano. Non si sa che fine abbiano fatti tutti i pareri perché alla fine cade il governo e lui non fa questa riforma. Sempre per quanto riguarda la scuola superiore nel 1998 abbiamo lo Statuto degli studenti e delle studentesse in cui cerca di migliorare l’equità e l’equilibrio del rapporto docenti/studenti e studenti/istituzioni scolastiche, si abolisce le norme da “scuola-caserma”. Lo Statuto crea un Organo di garanzia interno alla scuola composto da almeno uno studente, genitori, docenti. Diritti: - dialogo costruttivo - scelte culturali integrative - adeguatezza degli ambienti e degli strumenti didattici - riunione e assemblea - sostegno psicologico e orientativo - se ci sono punizioni disciplinari uno ha il diritto di difesa, autodifesa, impugnativa nel procedimento disciplinare Doveri: - frequenza e impegno nello studio - rispetto al capo d’istituto, ai docenti, al personale della scuola - comportamento corretto - rispetto per le disposizioni organizzative e di sicurezza - corretto utilizzo delle strutture, dei laboratori, delle macchine, dei sussidi didattici la scuola negli anni delle riforme strutturali e delle ideologie contrapposte (1999-2011) Nel 1998 c’è la riforma della dirigenza scolastica, prima la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria avevano dirigenti scolastici diversi, dirigente diventa gestore di una situazione complessa prima invece doveva solo supervisionare. Nel 1987 nasce a Roma l’Associazione Nazionale Presidi (ANP), un organismo su base sindacale creato per tutelare gli interessi dei capi d’istituto. I capi d’istituto ottengono la qualifica dirigenziale, la personalità giuridica e l’autonomia da parte delle singole istituzioni scolastiche ma il nuovo status giuridico è previsto però solo per chi aveva frequentato con profitto appositi corsi di formazione. Nel 1999 le istituzioni scolastiche vengono rese autonome e il Regolamento in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche permette alle scuole di godere di autonomia partire dal 1 Settembre 2000. Obiettivo generale dell’autonomia è il miglioramento dello sviluppo dei/delle bambini/e e degli/delle adolescenti. La scuola non deve però diventare una specie di “isola”, ma deve avere una forte interazione e solidi legami con le altre scuole. Ogni scuola elabora un proprio Piano dell’Offerta Formativa (POF) e offre le giuste possibilità formative in base alle esigenze di ogni specifico ambiente. È possibile, entro certi limiti, modificare i programmi e gli orari e adattare il calendario scolastico. La decisione di affidare la verifica del raggiungimento di obiettivi e standard di qualità all’ invalsi non ebbe però mai seguito. 20 Abbiamo poi la parità per le scuole non statali (2000) in cui tutte le istituzioni scolastiche private di ogni ordine e grado che sono in possesso di requisiti di qualità ed efficacia e rispondono alle domande formative delle famiglie possono diventare scuole paritarie. Requisiti per la parificazione: a. progetto educativo conforme ai principi della Costituzione b. piano dell’offerta formativa conforme alle normative vigenti c. locali, arredi e attrezzature conformi alle normative vigenti d. possibilità di iscrizione a tutti gli studenti in possesso del titolo di studio adeguato Obblighi: a. elezione e funzionamento degli organi collegiali b. libero accesso ad alunni disabili c. libero accesso ad alunni di qualsiasi religione d. assunzione di insegnanti in possesso dell’abilitazione all’insegnamento La legge di riforma dei cicli del ministro Berlinguer (10 febbraio 2000): si avvia un coraggioso tentativo di riordino dei cicli scolastici (10 anni di scolarità obbligatoria). Scuola dell’infanzia per la prima volta inserita nel sistema scolastico nazionale, pur restando non obbligatoria, a parte l’ultimo anno. La Scuola elementare quinquennale e la Scuola media inferiore triennale non sono più separate, ma unite in un ciclo unico della durata di sette anni così da mantenere i 5 anni nella scuola superiore (ovvie polemiche in seguito alla perdita da parte della scuola media del carattere di scuola secondaria). La Scuola secondaria superiore resta quinquennale e si articola in cinque diverse aree, suddivise in indirizzi. Grande rilievo viene dato al primo biennio (divenuto obbligatorio), che deve aprirsi alle realtà sociali, produttive e professionali, per favorire coloro che sono intenzionati a non frequentare il successivo triennio. Possibilità di effettuare esercitazioni pratiche e stage in Italia e all’estero. Viene avviato il sistema dei “crediti scolastici”. Tutto ciò non è mai accaduto perché riforma decadde e al posto di questa riforma ci fu la “riforma” dei cicli del ministero Moratti del 2003. Il nuovo governo di centrodestra si pone tre precisi obiettivi, in parte divergenti rispetti al passato e alla decaduta riforma Berlinguer: 1) Conferire allo Stato una forma alta di istruzione professionale, in cui alla preparazione tecnica si affiancano conoscenze di tipo umanistico 2) Portare la “istruzione professionale regionale di serie B” ad un livello paritario a quello delle scuole statali e abilitarla all’assolvimento dell’obbligo scolastico 3) Offrire una seconda possibilità ai ragazzi “disamorati dalla scuola”, in modo tale che non evadano l’obbligo scolastico. Punti salienti: no al monopolio statale sull’istruzione, trasformazione dell’obbligo scolastico in diritto-dovere all’istruzione, alunno/a al centro del processo educativo, rispettando i ritmi di apprendimento, portare bambini/e e adolescenti verso la società e non viceversa, inserire elementi di didattica anche nella scuola materna, rilanciare il ruolo della famiglia. Prima viene fatto il Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del primo ciclo di istruzione PECUP, che copre i primi 8 anni di studio obbligatorio: primo ciclo di istruzione: cinque anni di scuola primaria e tre anni di scuola secondaria di primo grado. Il primo ciclo di istruzione organizza e accresce conoscenze e abilità del ragazzo / della ragazza e lo/la aiuta a orientarsi nella scelta del successivo percorso di studi. Al termine del primo ciclo di istruzione lo studente / la studentessa è autonomo/a nello studio e ha rafforzato le attitudini all’interazione sociale. I programmi non vengono più chiamati così ma vengono chiamati le Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia: non più “Orientamenti”, ma Indicazioni, per rimarcare la progettualità degli insegnanti. La scuola dell’infanzia ha una durata di tre anni e si occupa dell’educazione e dello sviluppo affettivo, psicomotorio, cognitivo, morale, religioso e sociale del bambino, potenzia le capacità di relazione, creatività e apprendimento e contribuisce alla formazione integrale e alla sua progressiva autonomia Le Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati della scuola primaria. In questo caso, le Indicazioni sostituiscono i “programmi”. La scuola primaria si articola in cinque anni. Si occupa dello sviluppo della personalità, rispettando le differenze tra bambino e bambino. Sviluppa le abilità di base del bambino, fa apprendere al bambino almeno una lingua (quella inglese diventerà preponderante) oltre a quella italiana e sviluppa le sue capacità relazionali e di orientamento. 21 Due riforme a confronto: Berlinguer e Moratti Le correzioni alla riforma Moratti del ministro Giuseppe Fioroni. Inizia la prassi che ogni Ministro, avvalendosi di specifici consulenti, avvia una serie di correzioni di quanto fatto dal precedente. - sospensione del nuovo ordinamento della scuola secondaria superiore - elevamento dell’obbligo scolastico a sedici anni - gli otto indirizzi liceali di Moratti diventano sei - gli istituti tecnici e professionali non sono più licei - apprendimento della Religione cattolica valutato separatamente dalle altre discipline - istituzione delle “classi primavera” (ponte tra scuola dell’infanzia e scuola primaria) - blocca il lavoro dell’invalsi - modifica le norme sullo svolgimento degli esami di maturità La gestione della scuola durante il ministero di Mariastella Gelmini (maggio 2008 – dicembre 2011). “Il ministero Gelmini sarà ricordato per la grande attenzione ai presunti problemi economici e per la conseguente disattenzione nei confronti dei reali problemi educativi” (N. Barbieri). Taglio di circa 6 mila cattedre e conseguente mancata assunzione di giovani insegnanti; tagli anche sul personale addetto ai servizi. Reintroduzione del “maestro unico” nella scuola primaria. Generalizzazione della valutazione in decimi a tutte le scuole. Il voto di condotta concorre alla media dei voti; la promozione avviene solo con il “sei” in ogni materia (nessuna valutazione numerica per la religione cattolica, ma solo un giudizio). Esito dell’esame finale (maturità): “diplomato” / “non diplomato”. Reintroduzione dell’insegnamento dell’educazione civica. Libri di testo aggiornati solo dopo cinque anni. La gestione del problema immigrazione, tra etnocentrismo e relativismo culturale. Uno dei maggiori “problemi” degli ultimi due decenni è la presenza nelle scuole italiane di studenti non italiani o non di madrelingua italiana, o italiani appartenenti a famiglie di culture non occidentali. Diritto - dovere all’istruzione garantito a ogni cittadino straniero regolarmente soggiornante in Italia. I minori stranieri hanno diritto allo studio indipendentemente dalla regolarità del loro soggiorno. Diritto allo studio riconosciuto anche ai maggiorenni. Gli studenti non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia possono iscriversi all’università allo stesso modo dei cittadini italiani. Valorizzazione della cultura e lingua d’origine dell’allievo/a. Insegnamento fondato sull’educazione interculturale. Stranieri in classi in cui risulti predominante la presenza di alunni italiani. ANALOGIE DIFFERENZE Appartengono al medesimo momento di stabilità politica SCUOLA E LAVORO Berlinguer: più preoccupato per dare una vera cultura a tutti Morati, maggiore interesse per lo stage e per l’alternanza scuola lavoro Si oppongono alle innovazioni per mezzo di esperimenti fantasiosi e disordinati FAMIGLIA Berlinguer sostituisce alla parola famiglia la parola genitori Moratti fa ampio uso della parola "famiglia") (rapporti con la Chiesa cattolica) Hanno colto le esigenze del tempo EDUCAZIONE/ISTRUZIONE Berlinguer non affronta il problema dell'educazione spirituale e morale Moratti affida tale compito alla scuola Mantenimento dell'esame di stato al temine del primo e secondo ciclo DIALETTICA STATO/REGIONI Paura da parte di Berlinguer nel coinvolgere le Regioni in ambito del completamento dell'obbligo scolastico (possibilità disparità di trattamento) Moratti invece pensa che il loro coinvolgimento sia fondamentale per arginare gli abbandoni scolastici Attenzione per i disabili Attenzione alla formazione degli insegnanti Attenzione per l'educazione degli adulti Adozione di tecnologie innovative Studio delle più importanti lingue comunitarie 24 Il portfolio per valutare o per documentare: per valutare che cosa? I processi? I prodotti? Per documentare che cosa? I processi? I prodotti? → Entrambe le cose. Portfolio come sostegno all’apprendimento: si deve adattare alle diverse situazioni. Strumenti diversi da utilizzare in contesti diversi per scopi diversi. Strumento da usare durante l’apprendimento, non alla fine → immagine di riferimento: una stampella, strumento che deve aiutare l’apprendimento, il destinatario principale è lo studente in quanto costruttore del proprio apprendimento, strumento da usare durante un percorso formativo, e non alla fine. Portfolio di presentazione: immagine di riferimento: una cartella. Il destinatario può essere l’insegnante dell’anno successivo o i genitori, lo studente lo realizza in quanto autopresentazione. Portfolio di bilancio degli apprendimenti: immagine di riferimento: una bilancia. Documento di valutazione sommativa e certificativa, i destinatari sono docenti di classi successive, ma soprattutto figure esterne che devono essere “certe” degli apprendimenti acquisiti 3. Il portfolio nelle Indicazioni Nazionali della riforma Moratti. La riforma dei cicli scolastici ha introdotto il concetto di “portfolio (o cartella – parola che non ha però avuto successo) delle competenze individuali” e lo ha indicato tra gli strumenti di valutazione dell’alunno, unitamente alla e a completamento della scheda personale dell’alunno, sia nella scuola dell’infanzia sia soprattutto nella scuola primaria. Il portfolio della riforma dei cicli § la sua struttura: sezione valutativa e orientativa (interrelate) § la sua funzione: sviluppare l’autovalutazione (ma anche certificare le competenze) § la sua compilazione fatta da: docente principale, docenti, studenti, famiglia § nella redazione dello strumento, nessuno sembra avere pensato seriamente all’impatto sul lavoro dei docenti, e conseguentemente sulla loro formazione → commento acido del professore. La struttura del portfolio ha elementi di documentazione come materiali o prove scolastiche ma anche elementi di valutazione come osservazioni, commenti, indicazioni di sintesi (provenienti anche da test e/o da questionari). La funzione del portfolio: § Stimolare lo studente all’autovalutazione e alla conoscenza di s § Corresponsabilizzare la famiglia § Essere utile in fase di transizione da una scuola all’altra § Anche in questo caso, si mescolano una funzione di valutazione formativa (sostegno all’apprendimento dell’alunno) e di valutazione sommativa (certificazione, anche per soggetti esterni, delle competenze acquisite) La compilazione del portfolio § Un docente tutor o coordinatore come principale compilatore § Tutto il team dei docenti § La famiglia § Lo studente (alunno) – “se del caso” § La contraddizione emerge anche a livello di compilazione: un portfolio come sostegno all’apprendimento è compilato principalmente dal soggetto in apprendimento (il valutando si autovaluta), un portfolio valutativo è invece compilato da un soggetto altro (il valutatore e il valutando non possono coincidere) In conclusione, il portfolio della riforma dei cicli appare come uno strumento che mescola esigenze formative con istanze sommative e valutative e come una descrizione non mediata dalle culture pedagogiche presenti sulla scena (pensiero unico, e oltre tutto confuso, sullo strumento portfolio) 4. Il portfolio e la formazione degli insegnanti. La riforma dei cicli ha fatto calare dall’alto sulla scuola (sulle scuole) uno strumento pedagogico mal pensato (pensato in modo approssimativo) e mal delineato nella sua struttura epistemologica e nella sua applicabilità operativa; ha poi affidato alle scuole stesse il compito di identificare i criteri di organizzazione e di compilazione, all’interno di una normativa contraddittoria. L’aspetto della formazione degli insegnanti è stato ignorato. Nessuno dei pensatori “pedagogici” riuniti dal Ministro Moratti è riuscito a immaginare nemmeno uno dei seguenti tre aspetti: 1. il tempo di lavoro aggiuntivo comportato dall’operazione di compilazione in sé 2. il tempo di lavoro aggiuntivo comportato dal coinvolgimento di bambini e genitori 3. il grado di formazione dei docenti a cui viene richiesto questo lavoro aggiuntivo Forse, sarebbe bastato interrogarsi su questi punti: § gli eventuali livelli di elaborazione delle scuole, soprattutto di quelle più abituate all’innovazione (magari qualcuno sta già facendo qualcosa … le “buone pratiche” …) § i prevedibili bassi livelli di competenza nella gestione dello strumento portfolio (in una sua versione “pura”, e non nel confuso ibrido ministeriale) in una cultura scolastica come quella italiana, che deve chiedersi prima di tutto se lo strumento portfolio serve veramente o non serve 25 Oltre a questo, sono da rilevare (Portfolio nasce nei paesi anglosassoni per rimediare all’errore dei test a scelta multipla): § la mancanza di un qualsiasi piano di aggiornamento, e il demandare demagogicamente alle istituzioni scolastiche (autonome) i criteri di redazione, compilazione, organizzazione, gestione dello strumento portfolio § la mancata considerazione dei tempi geologici richiesti per la compilazione di un portfolio per ogni alunno, coinvolgendo docenti, studenti e famiglie Che cosa è poi successo? Non è un caso che, in molte scuole, i docenti si rifiutarono di compilare il portfolio non per motivi ideologici o pedagogici, ma per meri motivi sindacali, visto che il tempo implicito di compilazione esorbitava di gran lunga dal tempo scuola previsto dal contratto di lavoro. È infatti in atto una tendenza, nei processi di riforma a costo zero, di considerare la funzione docente come una zuppiera semivuota, da riempire, a seconda, del ghiribizzo del riformatore di turno, con compiti più o meno onerosi. Finita l’era Moratti torna il centrosinistra al governo, la prima cosa che ha fatto il ministro Fioroni è stata quella di cancellare il portfolio come oggetto di discorso, e così è anche con la gestione Gelmini → torna il centrodestra. Il portfolio come moda pedagogica → CAS : per dare alle diplomate alle magistrali e con 2 anni di esperienza la licenza di maestra. Che lo strumento portfolio sia uno strumento alla moda, lo dimostra il fatto che anche i recenti corsi di abilitazione speciali, promossi dal Ministero ma gestiti dalle Università (anni 2005-2006 e 2006-2007), avevano previsto tra le forme di apprendimento e documentazione il portfolio (in coda ai corsi accademici, ai laboratori, al tirocinio e al project work). Il caso dell’Università di Modena e Reggio Emilia: nel corso gestito dalla Facoltà di Scienze della Formazione (ora Dipartimento di Educazione e Scienze Umane) dell’Università di Modena e Reggio Emilia, destinato a docenti delle province di Reggio Emilia - Parma - Modena, il portfolio è stato sì illustrato e utilizzato, principalmente come strumento di autoriflessione sull’apprendimento ma gli esiti formativi sono stati assai differenti perché il tempo richiesto per l’assistenza alla compilazione di centinaia di portfolios non era assolutamente stata prevista dalla normativa, perché i tutor d’aula e i supervisori, già completamente assorbiti nei loro compiti istituzionali, non hanno avuto una relazione significativa coi discenti su questo punto. Conseguentemente molti portfolios sono stati costituiti mediante l’accumulo dei materiali del corso, senza nessun tipo di selezione, in una sorta di volontà enciclopedica e di horror vacui. Anche in questo caso, in cui il portfolio doveva essere un preciso strumento di formazione dei docenti (per il conseguimento dell’abilitazione), abbiano assistito ad un’occasione mancata. E’ utile alla formazione docente comprendere lo strumento portfolio, le sue caratteristiche, la sua utilità e i suoi contesti di applicazione ma l’acquisizione di una competenza anche in materia di portfolio (e di strumenti di valutazione e documentazione) è indipendente dal fatto che lo strumento sia imposto da una normativa! Indicazioni nazionali Indicazioni nazionali 2012, sono ancora il quadro odierno. Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione. Separati perché il primo non è obbligatorio. Indice deve comunicare idea di ordine, colpo d’occhio con cui vedere interezza della tesi. Questo indice crea un quadro generale, idea di cultura, persona e scuola. Poi di sono finalità generali del progetto pedagogico. Profilo dello studente, ciò che si ottiene alla fine del ciclo. Come fare per diventare così, ci vuole percorso che è curricolo, quello che viene fatto davvero in quel contesto e con quelle persone. Devo adattare documento generale che va bene per tutti, metterlo in pratica in situazione precisa. Curricolo deve essere continuo e unitario. Pone traguardi per lo sviluppo delle competenze per tutti. Obiettivi di apprendimento sono più specifici rispetto ai traguardi. Apprendimento olistico nella scuola dell’infanzia, conoscere sé stessi e il resto. Imparare a parlare. Scuola del primo ciclo, c’è qualcosa di generale che crea il quadro e poi ci sono le discipline in cui si trovano traguardi per lo sviluppo delle competenze e obiettivi dell’apprendimento, non elenchi di contenuti. Poi cosa fare veramente è diverso, competenza del docente. Nella scuola dell’infanzia non servono obiettivi, per questo non ci sono. Nelle discipline descrizione, poi traguardi e obiettivi specifici. Ci sono poi le linee guida delle indicazioni nazionali, che è una spiegazione. Avere idea di cosa succede prima e preparare al dopo, vale per ogni insegnante per avere percorso concreto. Competenza significa comportamento complesso per cui uno deve sapere certe cose, saper fare certe cose e saper essere in certe situazioni. Competenze scritte nei traguardi e negli obiettivi, traguardi sono prescrittivi e devono essere uguali per tutti. Il percorso è poi affidato al gruppo di docenti. Obiettivi aiuto di progressione verso la concretizzazione del curricolo. Scuola del primo ciclo= primaria + secondaria di primo grado. Complessità/complicazione, poco fa scuola era unico luogo di apprendimento, dalla televisione si imparava poco, non c’erano social, forse oratorio, sport non era diffuso. Bambini di oggi bombardati di messaggi. Scuola unico luogo in cui si può discutere, cose viste come problemi da sviscerare, non slogan da lanciare, apprendere concetti per decodificare la realtà. 26 Agenzia educativa che da sapere e aiuta a diventare cittadini in contesto che si è complicato. Anche diffusione di tecnologia e informazione, non tutti possono, scuola dovrebbe fornire uguaglianza per accesso alle tecnologie, che oggi è discriminante. Concetto di persona preferito a quello di individuo, è idea complessa dell’essere. Etico, faccio ciò che devo, mi comporto secondo il dover essere. Nuova cittadinanza, adesso scuola impostata per dare formazione che si prolunga per intero arco della vita, dal punto di vista verticale, si trova ad operare con diverse altre agenzie educative e dovrebbe cooperare per formare sistema formativo integrato. Non è più isolata dall’esterno. Curare gruppo classe, ma anche singoli e loro specificità. Cittadini italiani, europei ed anche del mondo. Libri di storia che sono cambiati dopo l’ingresso nell’unione europea. Vie che hanno nomi delle battaglie vittoriose. Sviluppo armonico generale della persona, tra le finalità generali. Non c’è altra agenzia educativa che promuove la conoscenza, altre promuovono conoscenze solo settoriali. Molti rimandi alla costituzione. Ordine dal generale al particolare: finalità generali, traguardi, obiettivi. Ci sono alcune indicazioni che valgono per tutti i paesi europei: es comunicare nella madrelingua, competenza digitale, imparare ad imparare, competenze matematiche ecc. descrizione del profilo serie di verbi, obiettivi sono espressi sotto forma di azione. Indicazioni nazionali vanno bene per tutti, poi c’è istituto che elabora il piano dell’offerta formativa, poi si arriva progressivamente al gruppo classe, fino al curricolo concreto. Ci sono aree disciplinari separate per convenzione. Campi di sapere che poi in realtà si intersecano, ci sono temi trasversali, transfert scolastico, applico competenze di una materia su altra. Curricolo è continuo e unitario. Discipline ci servono per padroneggiare concetti per poter analizzare la realtà. Campi di esperienza nella scuola dell’infanzia, discipline sono nella primaria. Prima e seconda primaria più o meno, pensate come momento di avviamento alle discipline. Obiettivi non sono fissati per scuola infanzia, in cui ci sono solo i traguardi. C’è visione sinottica dei traguardi e degli obiettivi, vanno distinti e non confusi. Esempio della disciplina educazione motoria, corpo e movimento per l’infanzia. Devo offrire opportunità di movimento ai bambini e fare varie attività. Alimentazione ed igiene. Uso anche di attrezzi specifici. Deve esserci palestra attrezzata. Riconoscere le parti del proprio corpo. Poi ci sono traguardi per lo sviluppo delle competenze della classe quinta; gioco sport idea di aviazione allo sport. Riscrittura dello sport in chiave educativa e ludica, fare certi gesti che un giorno potranno essere utili in contesti diversi. Diverse gestualità tecniche. Impara cose a scuola che si applicano anche quando gioca fuori da scuola. Ci sono sostanze che producono dipendenza. Comprende il valore delle regole nello sport. Traguardi per lo sviluppo delle competenze della classe terza, con questo confronto si vede che è tutto in progressione. Valori dello sport, fair play. Competenza etica, imparo a decidere. Ci sono obiettivi di apprendimento che corrispondono sia in quinta che in terza, però loro descrizioni specifiche cambiano, diventano più specifici con il crescere dei soggetti. Tante proposte di gioco sport. Prima fare tante cose. Anche giochi derivati dalla tradizione popolare, loro attività libere nei luoghi aperti. Si può fare sia in forma collaborativa, ma anche competitiva. Rispetto nei confronti dei perdenti. Dopo gioco sport arriva il gesto tecnico dei vari sport per i più grandi. Automatizzazione dei gesti con la loro ripetizione, per poi applicare in situazione opportuna. Sapersi orientare, vedi orienteering. Capire ruolo dell’arbitro e ruolo del giudice. Si entra sempre di più nello sport. Capacità condizionali sono: forza e resistenza, poi capacità coordinative. Finale: lavorare con il bambino concreto specifico.

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